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22 settembre, 2018




 
 

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  WARRANT E COVERED WARRANT

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I primi titoli innovativi ad essere presenti sul mercato, sono stati i warrant che per lungo tempo sono stati gli unici ad essere presenti e sono stati soprattutto emessi da società quotate al fine di raccogliere capitale; in genere si è trattato di titoli che danno diritto all’acquisto di azioni della società emittente stessa, e vengono lanciati congiuntamente a prestiti obbligazionari, aumenti di capitale, oppure attraverso emissioni isolate. Si tratta di una facoltà che può essere negoziata separatamente, oppure accompagnare un titolo di riferimento. (Per ampliare quanto sinteticamente affermato, si rinvia a quanto illustrato in materia di obbligazioni cum warrant).

La ricerca da parte degli investitori, soprattutto istituzionali negli anni ‘80, di prodotti innovativi con caratteristiche diverse, e l’interesse mostrato in particolare nei confronti dei warrant, ha spinto le banche a creare un nuovo mercato. Inizialmente sono stati creati prodotti che erano il risultato di trasformazioni di warrant esistenti emessi da società quotate sui propri titoli (in genere si è proceduto con una ridenominazione in altra valuta dei warrant esistenti, o nel proporre date di esercizio diverse).

Il passo successivo fu quello di organizzare, a partire dalla fine degli anni ‘80 sul mercato tedesco e su quello svizzero, delle emissioni di warrant ad hoc, che avevano come riferimento, non più solo singoli titoli azionari, ma anche indici di borsa (DAX, S&P500, etc.), valute (Dollaro/Marco, Dollaro/Yen, etc.) e tassi di interesse. E inoltre vennero emessi anche nella versione put, che consente di assumere una posizione ribassista sul sottostante di riferimento (mentre i warrant emessi da società quotate sono per ovvie ragioni, solo di tipo call). Da allora, accanto al mercato dei warrant, si è posto il mercato europeo dei covered warrant che è cresciuto a ritmi vertiginosi fino a raggiungere i livelli attuali di sviluppo.

Fino all'inizio del 1998 i covered warrant offerti sul mercato italiano non erano quotati su alcun mercato ufficiale domestico, ma lo erano principalmente alla borsa di Francoforte e del Lussemburgo, e pertanto le contrattazioni avvenivano sul mercato interbancario tra un market maker (normalmente l'emittente) e un intermediario (banca o SIM). In seguito al recepimento da parte di Consob dei nuovi regolamenti della Borsa Italiana Spa, ora i Covered Warrant sono quotati al MCW, mentre i warrant continuano ad essere quotati al MTA. Questo comporta naturalmente una maggior facilità di accesso allo strumento sia da parte degli investitori sia da parte degli intermediari, e pertanto un incremento dei volumi trattati, oltre che un più elevato grado di trasparenza del mercato.

Volendo delineare le differenze e le similitudini, vale la pena si ricordare le caratteristiche tecniche del warrant, che può essere considerato come un’ opzione cartolarizzata, cioè incorporata in un titolo negoziabile e quotato, che attribuisce il diritto, ma non l'obbligo, di comprare (warrant call) o vendere (warrant put) una determinata quantità di un'attività finanziaria o di una merce (il sottostante), ad un prezzo prefissato (strike price) entro una certa data (americano) o a una certa data (europeo). Si tratta quindi di un titolo, il cui contenuto finanziario è quello di un opzione. Infatti il warrant, così come l'opzione, attribuisce il solo diritto di acquistare o vendere, ma non comporta l'obbligo di farlo. Questo consente di predeterminare la perdita massima (pari nella peggiore delle ipotesi, al premio pagato per l'acquisto del warrant) pur mantenendo delle possibilità di rendimento potenzialmente illimitato. Pertanto il prezzo che si paga per acquistare un warrant viene detto premio. Il prezzo di esercizio (prezzo al quale si ha diritto di acquistare o vendere l'attività sottostante) viene detto base o strike price.

Il sottostante di riferimento dei warrant può essere rappresentato da un'attività finanziaria (un titolo azionario, un basket di azioni, un indice di borsa, un titolo di stato o un tasso di cambio), oppure da un bene materiale La quantità di sottostante che il possessore del warrant ha diritto di acquistare o vendere è determinata dal multiplo 1/1 conferisce il diritto (si dice anche "controlla") su una unità di sottostante. Ad esempio un warrant sul titolo zeta con multiplo 1/1 significa che ogni warrant dà diritto ad un'azione Zeta, cioè controlla un'azione Zeta. Un warrant con multiplo 1/100 controlla un centesimo del sottostante; viceversa un multiplo 100/1 significa che il warrant controlla 100 unità del sottostante. Per quanto riguarda le tipologie, i warrant call conferiscono il diritto ad acquistare, al prezzo prefissato, il sottostante. L'acquisto di un warrant call implica una posizione rialzista sull'attività sottostante. Spesso le fattispecie di warrant esistenti, così come accade con i covered warrant, non prevede in nessun caso la consegna fisica dell'attività sottostante, ma si limitano a riconoscere il diritto al differenziale (se positivo) tra la quotazione di mercato della stessa e la base del warrant. Ad esempio supponendo di essere al 1° febbraio con il prezzo di mercato delle azioni SPA pari a euro 25,40. Il prezzo del warrant call che controlla un'azione SPA con strike price di euro 26,00 e con scadenza 30 aprile è di euro 1,40. Un investitore si aspetta che il prezzo delle azioni in esame aumenti significativamente nei prossimi mesi e vuole beneficiare di un simile movimento del titolo. Decide così di acquistare 1.000 warrant SPA call 26,00, con un esborso immediato di euro 1.400,00.

Alla scadenza il valore del warrant call sarà uguale a: prezzo di mercato dell'azione SPA - prezzo di esercizio (se tale differenza è maggiore di 0);

oppure: zero (qualora la suddetta differenza fosse minore o uguale a 0).

Supponiamo che il prezzo dell'azione SPA alla data di scadenza del warrant sia di euro 30,00: in questo caso l'esercizio del warrant call 26,00 comporta un profitto netto di: euro[(30,00-26,00)x1.000] - euro 1.400,00 = euro 2.600,00 ovvero un rendimento del 185% sul capitale inizialmente investito di euro 1.400,00. Generalizzando ad ogni aumento del prezzo dell'azione al di sopra di euro 27,40 (= 26,00+ 1,40) il nostro investitore realizzerà un profitto netto tanto maggiore quanto più alto sarà il prezzo del titolo oltre il breakeven del warrant.

Qualora invece, il prezzo dell'azione Alfa fosse inferiore allo strike del relativo warrant, l'investitore perderà nella peggiore delle ipotesi euro 1.400,00 dell'acquisto del warrant. Per quanto riguarda i warrant put incorporano il diritto di vendere il sottostante alle condizioni prestabilite. Il loro acquisto implica quindi una posizione ribassista sul sottostante. Anche in questo caso i warrant non conferiscono alcun diritto sull'attività sottostante, bensì danno diritto alla differenza (se positiva) tra la base del warrant ed il prezzo sottostante. Consideriamo il titolo Alfa il cui costo unitario al 3 novembre è di euro 25,40. L'investitore che si attende un sensibile ribasso nelle settimane a venire, potrebbe decidere di beneficiare di un simile movimento acquistando 1.000 Alfa put 24,00 con scadenza in gennaio, ciascuno dei quali controlla un'azione Alfa ed ha un prezzo di euro 0,6. Il costo totale dell'operazione di acquisto sarà quindi di euro 600,00. Supponiamo che alla data di scadenza del warrant il prezzo dell'azione Alfa sia maggiore di euro 24,00. In questo caso nella peggiore delle ipotesi (cioè se l'investitore decide di non rivendere il warrant prima della scadenza), i warrant put non sarà esercitato ed il nostro investitore perderà la somma iniziale di euro 600,00.Tuttavia, per ogni prezzo di mercato del titolo Alfa inferiore a euro 23,40 (ovvero al breakeven dato dalla differenza tra prezzo strike e costo di acquisto del relativo warrant), il profitto che l'investitore otterrebbe esercitando il warrant put risulterebbe sempre maggiore del costo sopportato per l'acquisto degli stessi. Si supponga che alla scadenza del warrant il prezzo dell'azione Alfa sia di euro 22,00: in questo caso sarà interesse del nostro investitore esercitare il warrant put 24,00 conseguendo un profitto netto di:

euro [(24,00-22,00)x1.000-euro 600,00 = euro 1.400,00 con un rendimento del 133% del capitale iniziale.

Nel caso di un warrant put, a differenza di quanto avviene per un call, anche il potenziale profitto è limitato, in virtù del fatto che mentre il prezzo dell'attività sottostante può crescere all'infinito, non potrà mai essere negativo. Qualunque sia la tipologia di warrant, va distinto se si tratta di warrant di tipo americano che consente l'esercizio del diritto di acquistare o vendere in qualsiasi giorno della vita del warrant, oppure di tipo europeo,per cui i possessori possono invece esercitare il warrant solo nel giorno di scadenza dello stesso. L'esercizio del warrant (cioè l'esercizio del diritto di acquistare o vendere incorporato nel warrant) può avvenire tramite la consegna fisica del sottostante (si realizza cioè una vera e propria operazione di scambio del sottostante e del controvalore in lire); oppure attraverso la liquidazione di un differenziale in lire pari alla differenza, se positiva, tra il valore corrente del sottostante e lo strike price per i warrant call, viceversa per i put. La stragrande maggioranza dei covered warrant, però, prevede l'esercizio tramite liquidazione del differenziale. Ad esempio si consideri il warrant  Beta call di tipo americano con strike 6,00, scadenza 19 marzo 200…., e multiplo pari a 1. Il warrant sopra descritto conferisce al possessore il diritto di ricevere il differenziale, se positivo, tra il prezzo di mercato del titolo Beta e lo strike price del warrant relativo, in qualsiasi momento tra il giorno di acquisto del warrant e la data di scadenza dello stesso. Supponiamo che l'investitore intenda esercitare il warrant il giorno 4 settembre 200…., quando il titolo Beta vale euro 7,80; l'investitore avrà diritto a ricevere euro (7,80 – 6,00) = euro 1,80.

 
 

 

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