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22 settembre, 2018




 
 

 

 

 

   
   
  ANDAMENTO ECONOMIE MONDIALI 2006

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Nella prima parte del 2006 l’economia mondiale ha fatto segnare, nonostante l’elevato livello delle quotazioni del petrolio e un lieve inasprimento delle condizioni monetarie, un tasso di crescita superiore alle attese. Nella media dell’anno, tendendo anche conto del leggero rallentamento in atto nella seconda parte, la crescita del prodotto interno lordo a livello mondiale dovrebbe attestarsi intorno al 5 per cento. Per il 2007, si attende un risultato lievemente inferiore e pari al 4,8 per cento. Il commercio mondiale dovrebbe espandersi nel 2006 a un ritmo molto sostenuto (8,9 per cento), e il prossimo anno registrare una leggera decelerazione (7,6 per cento). Gli Stati Uniti rappresenteranno l’area dove l’attività economica dovrebbe segnare il maggiore rallentamento. Il tasso di crescita del PIL è previsto ripiegare dal 3,4 per cento del 2006 al 2,9 per cento del 2007; allo stato attuale i principali revisori internazionali stanno provvedendo ad una ulteriore leggera correzione al ribasso delle stime. La

decelerazione in atto è legata principalmente alla brusca inversione di tendenza nel settore dell’edilizia residenziale e, in parte, alla attesa correzione del tasso di risparmio delle famiglie, diventato negativo nelle più recenti rilevazioni trimestrali. I fenomeni di contagio dal settore delle costruzioni al resto dell’economia dovrebbero rimanere limitati e le condizioni macroeconomiche di fondo dovrebbero pertanto restare favorevoli. Nella seconda parte del 2007 l’economia statunitense dovrebbe riprendere a crescere a ritmi più prossimi al potenziale, grazie anche ad una inversione di tendenza della politica monetaria e al recente parziale rientro delle quotazioni del petrolio. Il deficit delle partite correnti dovrebbe stabilizzarsi intorno al 6,5 per cento del PIL, a seguito del rallentamento della domanda interna e del perdurare dell’espansione mondiale. La performance dell’economia giapponese nel 2006 ha ecceduto le aspettative; a fine anno la crescita del PIL dovrebbe collocarsi intorno al 2,7 per cento. Questo risultato è consentito da una espansione diffusa a tutte le componenti della domanda. Le esportazioni continuano a giovarsi del continuo incremento degli scambi commerciali con l’area asiatica, nel contempo la ripresa della domanda interna sembra essersi definitivamente consolidata. Tuttavia, si prospettano condizioni leggermente meno favorevoli per il 2007, quali il venir meno della riduzione temporanea della tassazione verificatasi nel 2006 e una certa moderazione del tasso di crescita del commercio internazionale. Questo dovrebbe riportare la crescita a valori prossimi al 2 per cento. L’economia cinese continua ad espandersi a ritmi prossimi al 10 per cento. Le politiche messe in atto per rallentare lo sviluppo degli investimenti potrebbero rivelarsi – anche se solo parzialmente – efficaci. Tuttavia permangono condizioni di fondo di elevata competitività che continueranno a determinare una dinamica molto sostenuta delle esportazioni. Nonostante l’attesa leggera decelerazione dell’economia indiana, legata ad una restrizione della politica monetaria, si dovrebbe registrare una decisa ripresa della crescita nel Brasile. Nel loro complesso i paesi emergenti contribuiranno in maniera rilevante alla espansione del commercio internazionale; le loro economie continueranno a crescere sia nel 2006 che nel 2007 a tassi superiori al 7 per cento. Per quanto riguarda l’area dell’euro, sembra essersi finalmente verificata l’attesa ripresa della domanda interna. La dinamica dei consumi, in particolare, risulta favorevole e gli indicatori di fiducia segnalano un graduale ma continuo miglioramento della situazione percepita dalle famiglie intervistate. La fiducia delle imprese permane a livelli elevati. Il tasso di crescita del PIL dell’area dovrebbe risultare superiore al 2 per cento sia nel 2006 che nel 2007.

L’assestamento delle quotazioni del petrolio, l’attenta conduzione delle politiche monetarie e la frenata dell’economia statunitense sembrerebbero scongiurare rischi di inflazione nel breve termine. Il venire meno di tensioni su questo fronte sembrerebbe trovare un riscontro nella discesa dei tassi di interesse nel comparto dei titoli a lungo termine registrata negli ultimi mesi. Le prospettive sostanzialmente favorevoli per l’economia internazionale sono confermate  alla ripresa dei mercati azionari che è seguita alla caduta dei corsi verificatasi nei mesi primaverili. I maggiori rischi che si prospettano sono legati all’eventuale riacutizzarsi di tensioni a livello geo-politico, che spingerebbero nuovamente verso l’alto le quotazioni del petrolio, e al sempre possibile verificarsi di brusche correzioni degli squilibri nei flussi internazionali di capitali legati agli andamenti delle partite correnti, nonché ad una correzione maggiore delle attese sul mercato immobiliare statunitense che avrebbe riflessi più negativi del previsto sull’intera economia con conseguenze negative anche in Europa e in Asia.

 

 

 
 

 

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