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22 settembre, 2018




 
 

È estremamente difficile definire un bene materiale puro o un servizio puro. Perché si possa parlare di bene materiale puro è necessario che il cliente tragga beneficio soltanto dal bene in se stesso, escludendo qualsiasi valore derivato dal servizio; allo stesso modo, un servizio puro comporta l’assenza di qualsiasi elemento materiale nella prestazione che riceve il cliente. Nella realtà, sono molti i servizi che comprendono anche elementi materiali: da McDonald’s il cliente riceve l’hamburger; la banca fornisce estratti conto e altri documenti cartacei; la riparazione di un’auto comporta spesso la sostituzione di alcuni pezzi, e così via. Allo stesso modo, anche la fornitura di beni implica spesso la presenza di qualche attività di servizio, non fosse altro che per il trasporto e la consegna del bene stesso. continua

 

 

   
   
  AZIENDE E SERVIZI: Classificazione dei Servizi aziendali

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Un problema ancora più controverso della distinzione fra beni e servizi è la classificazione di questi ultimi. L’attività di classificazione ha una lunga tradizione nel campo delle discipline scientifiche; il sistema di classificazione più perfetto è forse costituito dalla tavola periodica degli elementi sviluppata da Mendeleev per rappresentare gli elementi stessi in base alle proprietà chimiche. Classificando le proprietà degli elementi, il chimico russo riuscì a dimostrare che questi potevano essere organizzati in categorie omogenee aventi caratteristiche comuni. Tale sistema di classificazione si è dimostrato così efficace da permettere agli scienziati l’identificazione di elementi “mancanti”, effettivamente scoperti in seguito. I successivi sviluppi della fisica atomica hanno permesso di verificare l’intera tabella a partire dalla struttura elettronica di ogni elemento.

Le classificazioni dei servizi che sono state elaborate nel corso del tempo sono decisamente imperfette se confrontate con questo termine di paragone. Molti di questi schemi tentano di combinare organizzazione e classificazione e sono basati su proprietà dei servizi non empiricamente verificabili. Come nel caso della dicotomia beni/servizi, essi tendono a concentrarsi su poli opposti, per esempio servizi basati sull’apporto umano piuttosto che sull’utilizzo di attrezzature (o servizi resi da persone piuttosto che da macchine), servizi che comportano uno stretto contatto con il cliente piuttosto che un contatto blando con il cliente; servizi individuali oppure servizi collettivi. Tuttavia, è possibile presentare molti esempi di servizi che non rientrano in maniera definita in nessuna di queste categorie, e che si trovano in qualche punto fra l’una e l’altra. In troppi casi queste classificazioni si basano solo su aspetti operativi e non tengono in considerazione i problemi di marketing. Prendiamo come esempio la tradizionale distinzione fra servizi resi a scopo di lucro e servizi senza fine di lucro. Il settore non profit dell’economia è molto sviluppato, in particolare laddove sono coinvolte a vario titolo le istituzioni pubbliche; in molti casi, tuttavia, le organizzazioni non profit hanno più problemi in comune con le loro “sorelle” che operano a fine di lucro piuttosto che con altre organizzazioni non profit. Per esempio, un’organizzazione non profit che fornisce servizi sanitari ha molto più in comune con un’impresa di servizi sanitari a scopo di lucro che con una equivalente struttura statale. La distinzione fra servizi resi o meno a scopo di lucro non ha grande rilevanza nella valutazione dei problemi di marketing dell’organizzazione interessata. In effetti, il contenuto di questo libro si può applicare tanto alle organizzazioni che operano a scopo di lucro quanto a quelle non profit. Lovelock sostiene che gli schemi usati per la classificazione possono risultare utili solo se permettono di ottenere indicazioni strategiche sui servizi stessi. È molto importante, a suo parere, che tali schemi mettano in luce le caratteristiche comuni a certi tipi di servizi, in modo che i responsabili marketing ne possano analizzare le implicazioni. Lovelock indica poi un gruppo di domande che bisognerebbe porsi per determinare a quale categoria appartenga un determinato servizio:

1. Qual è la natura del servizio?

2. Che tipo di rapporto ha l’organizzazione fornitrice di servizi con la sua clientela?

3. In che misura è possibile la personalizzazione e la discrezionalità nella erogazione del servizio da parte

dell’organizzazione?

4. Qual è la natura della domanda e dell’offerta del servizio?

5. Come viene erogato il servizio?

Lovelock sottolinea così che i servizi dovrebbero essere considerati non tanto per i fattori che li differenziano, quanto piuttosto per quelli che li accomunano. La sua attenzione è rivolta non a fornire una classificazione, bensì a trovare una serie di princìpi guida per i responsabili marketing. Identificare i fattori comuni di differenti tipi di servizi, infatti, permette loro di capire meglio l’essenza dei prodotti, delle organizzazioni e delle relazioni che queste intrattengono con la clientela. Riconoscere che i servizi offerti da imprese precedentemente ritenute “diverse” hanno in realtà problemi o caratteristiche in comune può portare a proficue intuizioni manageriali. L’innovazione nel marketing, d’altronde, spesso è frutto dell’abilità dei manager nello scoprire e nel trasferire esperienze analoghe da contesti diversi. In questo testo ci focalizzeremo pertanto più sui punti in comune che sulle differenze fra le attività di servizio. Zeithaml, Parasuraman e Berry sintetizzano così le quattro caratteristiche comuni a tutti i tipi di servizi: intangibilità, inseparabilità fra produzione e consumo del servizio, eterogeneità e deperibilità. I servizi vengono definiti intangibili perché sono rappresentati da prestazioni anziché da oggetti, quindi non si possono “toccare con mano” o vedere allo stesso modo dei beni materiali; essi consistono in un’esperienza per il consumatore, e la valutazione che questi ne dà tende a essere più soggettiva che oggettiva. L’inseparabilità della produzione dal consumo si riferisce al fatto che, mentre i beni vengono prima prodotti, poi venduti e infine consumati, i servizi sono prima venduti, poi simultaneamente prodotti e consumati: il passeggero di un aereo prima compera il biglietto, poi usufruisce del servizio di trasporto aereo, “consumandolo” nel momento in cui viene prodotto. L’eterogeneità si riferisce alla potenziale variabilità nella prestazione del servizio; il problema della mancanza di uniformità nella prestazione non può essere eliminato nel settore dei servizi, mentre di solito può esserlo nel caso dei beni materiali. Infine, deperibilità significa che i servizi non si possono conservare, che il diritto al servizio non utilizzato non può essere reclamato e che i servizi stessi non si possono immagazzinare.

 

 
 

 

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